Carissimi,
forse non ve l’aspettavate questa convocazione, ma dopo qualche indugio da parte mia, ho pensato che potesse essere di gradimento anche per voi un incontro, a distanza di un anno circa, dall’indimenticabile giorno delle vostre nozze, mentre avvertite ancora l’emozione di quel fatidico “sì” pronunciato davanti all’altare. Pur non essendo presente, immagino i vostri volti di quel giorno: radiosi, sorridenti, emozionati come toccati dalla freschezza del primo mattino della creazione.
Sono portato a credere che quando il Signore voglia posare e riposare lo sguardo su un’immagine di impareggiabile bellezza, debba scegliere due giovani innamorati, con la limpidezza dei loro volti e la trepidante tenerezza dei loro gesti di affetto.
Mi piace a questo proposito citare un filosofo e saggista francese, Jean Bastaire, il quale scrive: «Quella dignità che brilla in noi quando amiamo, come spiegarla se non con la presenza di Dio nel nostro cuore? E quella luce che vediamo nell’essere amato, che altro può essere se non la luce di colui che è l’Amore?». Nella Bibbia la gioia degli sposi appare un riflesso e un simbolo della gioia di Dio: «Come gioisce lo sposo per la sposa, così per te gioirà il tuo Dio» (Isaia, 62, 5). E’ Lui che ci ha creati così. Come potrebbe non essere felice in noi in quel momento, se ci ha creati a sua immagine?
Cari amici, il vostro viaggio “a due”, pur iniziato da poco, racchiude già tante esperienze, tanti momenti intensi, tante scoperte, da poter riempire lunghe ore di racconto. Lo so che certe emozioni non tanto si prestano alla comunicazione esterna, tuttavia, oggi avete l’opportunità di porvi dinanzi al Signore nella serena certezza che egli vi ascolti e nell’intima convinzione che non sia estraneo al vostro amore.
L’ ‘anno dopo’, nel matrimonio, presto arriva: non come nostalgia della “libertà” perduta; neppure come rammarico per l’addío al celibato o al nubilato.
Così si dimentica che l’‘anno dopo’ conosce la bellezza di un’esperienza coniugale vissuta nella gioia della condivisione, nella scoperta reciproca dell’amore; conosce lo stupore sorridente di fronte alla vita che sboccia; assapora il gusto dei piccoli gesti, il linguaggio discreto del sorriso, del perdono; sperimenta la gioia corroborante dello stare insieme; costruisce il futuro con il realismo ripagante della speranza.
E’ anche vero, tuttavia, che l’‘anno dopo’, le incomprensioni e i punti di vista corrono il rischio di diventare conflittuali, generare risentimenti e delusioni e spegnere il sorriso sul volto. Insomma, l’‘anno dopo’ è il tempo in cui l’amore si misura con i problemi grigi del quotidiano, con le sfide di nuove relazioni, con la delusione dei progetti falliti. La coppia comunque è esposta ai marosi di una cultura “anti”; l’‘anno dopo’ è la verifica del suo fondamento: “ Che c’è alla base della coppia: la sabbia dell’effimero o la roccia dei valori?”.
Può rappresentare questo un prezioso momento di “sosta” nel cammino di coppia. Un sosta di riflessione, di riposizionamento, un attimo di ricarica per il tratto di strada successivo.
Una delle convinzioni acquisite nei tempi recenti da parte dei pastori della Chiesa è quella che non basta preparare i giovani al matrimonio, è necessario pure accompagnarli “dopo”. Questa attenzione è importante in ogni esperienza cristiana, ma in particolare per le famiglie e soprattutto per le giovani coppie, a motivo di avversità di ogni genere. Ecco perché, come vostro Vescovo, mi sento in debito nei vostri confronti.
Ho pensato allora di farvi omaggio, in questa lettera, di alcuni pensieri che non vogliono essere la ‘fotocopia’ di prediche già ascoltate, ma semplicemente degli amichevoli suggerimenti, dopo aver avuto modo di incontrare, ascoltare, capire, incoraggiare tante coppie durante il mio lungo esercizio ministeriale.
Penso che non ci sia bisogno di molte parole per intendersi sul fatto che l’amore più che uno stato o una condizione si presenta come un cammino. In realtà il cammino si fa camminando e va riaperto di nuovo ogni volta.
Due persone che si vogliono bene e che si amano non sono ancora una coppia: sono due storie, due percorsi, due sistemi di vita e di pensiero. Non nasce la coppia fra due persone se stanno bene insieme, se condividono la stessa casa e hanno stipulato un patto. La coppia nasce e si costruisce attraverso la costanza e l’impegno, intorno ad un progetto condiviso e dibattuto in un continuo processo di maturazione. Questa dinamicità chiama la coppia a un amore non perfetto subito e sempre, ma che può e deve evolversi qualunque sia il suo livello e la sua qualità di partenza, in dono totale dell’uno verso l’altro.
Aggiungo un altro pensiero che riguarda una caratteristica importantissima e delicatissima dell’amore: la tenerezza! Essa è davvero la modulazione dell’amore secondo le note più pure e più suggestive. E’ stupore di uno sguardo. Stupore che deve essere condiviso, partecipato, celebrato insieme. E’ l’esatto contrario del disincanto, della disillusione, dell’abitudine, dell’assuefazione: questi possono a lungo andare anestetizzare l’amore.
Vorrei ricordarvi una storiella orientale. Un maestro indù mostrò un giorno ai discepoli un foglio di carta con un puntino nero nel mezzo. «Che cosa vedete?» chiese. Ed essi: «Un punto nero». «Come? Nessuno di voi è stato capace di vedere il grande spazio bianco tutt’attorno?». Il senso è chiaro. Si può essere tentati di fissare solo il punto nero (i limiti cioè della persona che ti sta accanto), mentre è importante saper vedere il grande spazio bianco intatto, aperto a tutte le invenzioni dell’amore.
Ritornando dunque alla nota della tenerezza: essa è gratuita, senza alcun calcolo né rivendicazione; non conosce la fretta. Ama invece il tempo che prende il suo tempo, che si accorda con il ritmo dei gesti e delle parole.
In un mondo travolto dalla fretta è importante sottrarsi al fascino perverso del ‘tutto e subito’, mentre la relazione tra due persone conosce lunghe pazienze, soste riflessive e contemplative, dialoghi affidati alla voce del silenzio, ben più eloquente spesso della parola parlata.
Forse non sono riuscito del tutto a evitare la predica, ma non me ne vogliate, anche perché, essendo ancora Quaresima, non fa proprio male qualche piccola penitenza extra.
Lasciate, pertanto, che io vi dichiari il mio affetto sincero di amico, di fratello e di padre.
Cristo Gesù e la sua e nostra Madre Maria abitino sempre la vostra casa! Vostro
+ don Gino – Vescovo