“Nella perdita amara io ho sentito l’amarezza irreparabile di tutte le perdite, la rivolta disperata ed inutile contro il destino che spegne successivamente intorno a noi tutto ciò che è più intensamente nostro, tutto ciò che è parte di noi” (Pietro Martinetti).
La perdita raramente è un sentimento circoscritto in uno spazio e in un tempo specifico, la perdita al contrario accade in un momento improvviso, inaspettato, ma sedimenta i suoi dolori in maniera differente in ciascuno di noi scavando, come un fiume carsico, nei vari livelli della nostra coscienza e del nostro cuore, determinando anche la nostra stessa vita, presente e futura, e il nostro essere nel mondo.
La perdita di don Gino appartiene a questo tipo di perdite, quelle perdite che cambiano la chimica delle anime di chi l’ha conosciuto e segna in maniera indelebile il cuore di chi ha avuto il privilegio di amarlo. Don Gino era un uomo così. La presenza fisica non ha mai costituito il suo requisito fondamentale poiché era in grado di far sentire la forza della sua presenza con i gesti, i silenzi a distanza o,silenziosamente, anche vicino.
Per questo anche nel silenzio generato dalla sua perdita in cui viviamo, la percezione dell’assenza è incommensurabile, poiché era nel silenzio e nella gentile discrezione che don Gino sapeva esprimere la sua potenza morale ed umana e il silenzio privato della sua anima diventa vuoto assoluto, assenza di ogni cosa.
Ecco così ci sentiamo a distanza di un anno dalla sua perdita, come astronauti privati della gravità che vivono per tanti interminabili istanti, ogni giorno, la sensazione del vuoto. Ciascuno di noi ha perso un suo don Gino, poiché ciascuno ha vissuto don Gino in maniera diversa e conserva ,dentro di sé ,una parte di questo tutto che ci ha lasciati.
E’ stato un anno di assenze. Assenza di una guida, in grado di redimere i dubbi della vita quotidiana e consigliare la via da percorrere, assenza di uno Zio, con il quale condividere le gioie familiari e i dolori, assenza di un amico , con cui passeggiare nel difficile cammino della vita e l’assenza di un fratello, per chi, in lui, ha deposto tutto il proprio cuore, ora orfano, mutilato di una parte importante di sé che deve ricominciare a vivere e a imparare a portare da solo il peso del suo mondo.
Ma “l’assenza è un ponte tra noi” (Nazim Hikmet) poiché la perdita di coloro che hanno lasciato un proprio patrimonio morale e affettivo non è mai una perdita sterile. Nella perdita e nel dolore si è in grado di riconoscere la forza dell’amore e della speranza che ritornava sempre, anche nei momenti più difficili, anche sul viso dolce e umile di don Gino.
A distanza di un anno dalla tua scomparsa ci sentiamo così, portiamo dentro un dolore immenso e quotidiano accompagnato da un sorriso dolce e gentile, che è il tuo dono più grande e lo custodiamo gelosamente nel cuore.
Dott. Gerardo Ciardo